L'Isola Gallinara e San Martino di Tours

Scopri come la meravigliosa isola Gallinara di Albenga, è legata al Santo Martino di Tours e ammira il suo quadro dedicato nel Santuario

È uno dei Santi più venerati in Occidente, patrono delle Guardie Svizzere pontificie e di mendicanti, albergatori, cavalieri. È venerato dalla Chiesa Cattolica e anche da quelle ortodossa e copta. È uno dei fondatori del monachesimo in Occidente e uno dei primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa. Ma ciò che ha reso famoso San Martino di Tours, in Francia, è l'episodio del mantello. Dopo essere stato battezzato come cristiano, a quarant’anni Martino lascia l’esercito e, durante il suo peregrinare in Europa, vive per quattro anni come eremita proprio nell’isola Gallinara, di fronte ad Albenga. Ed ecco la storia di questo personaggio che ha scritto una pagina importante della storia albenganese. Nato da genitori pagani, «Un giorno, mentre era a cavallo, presso la porta di Amiens, incontrò Cristo nelle sembianze di un povero: senza esitare, taglio il suo mantello in due parti e una la diede al misterioso mendicante. L’incontro era destinato a cambiare il corso della vita del baldanzoso guerriero: infatti, di li a poco Martino abbandono la vita militare, per diventare, con il battesimo, soldato di Cristo». Nel 371, a quarant’anni, fu eletto vescovo di Tours. Amante della vita ascetica e contemplativa, costruì numerosi monasteri e si dedicò a all’evangelizzazione, predicando soprattutto nei villaggi e nelle campagne. Vero è che il giovane Martino, ancora civile, si rifugiò sull’isola nel 359 quando fuggì da Milano per la persecuzione degli Ariani […] Su quella terra visse più di un anno: la tradizione indica ancora oggi la grotta sull’irta scogliera di sud-est dove egli dimorò». Padre Taggiasco, nel testo, si chiede il motivo che portò Martino, in fuga da Milano, a rifugiarsi proprio ad Albenga: «Fu caso o scelta voluta? Verosimilmente fu una meta voluta. L’antica diocesi di Albenga, nota per la sua ortodossia, si configurò come il desiderato riparo e l’isola che gli si parò dinanzi, poteva essere un’idonea dimora, appartata e sicura. Ad Albenga, per analoghi motivi, avevano trovato rifugio altri fedeli fuggiti da Milano e per Martino fu come “trovarsi a casa. Secondo la leggenda, dunque San Martino trovò rifugio in una grotta rivolta verso il mare aperto, che ancora oggi porta il suo nome. L'isola è legata alla figura di san Martino di Tours, impegnato nella lotta contro l'eresia ariana, che venne per questo anche frustato (nella nativa Pannonia) e cacciato, prima dalla Francia, poi da Milano, dove erano stati eletti vescovi ariani. Nel 357 si recò quindi sull'Isola Gallinara, dove condusse quattro anni di vita in eremitaggio parziale, poiché non del tutto solo, visto che le cronache segnalano che sarebbe stato in compagnia di un prete, uomo di grandi virtù, probabilmente Sulpicio Severo[7], e per un periodo con Ilario di Poitiers; su quest’isola si cibava di elleboro, una pianta che ignorava fosse velenosa. Una leggenda narra che trovandosi in punto di morte per aver mangiato quest’erba, pregò e venne miracolato. Lasciò l'isola per tornare quindi a Poitiers. Nel nostro Santuario di Pontelungo  un quadro racconta la fuga di San Martino sulla Gallinara. Il quadro, restaurato e ben custodito, raffigura San Martino, Vescovo di Tours, «colto nell’atto di benedire la città di Albenga e la Riviera dall’isola Gallinara». Un’opera storica realizzata da Leonardo Massabò, custodita nella Cappella laterale sinistra della chiesa di Pontelungo che testimonia la presenza del santo sull’isola al largo di Albenga.

Leonardo Massabò - S. Martino (1840)